I bambini sono stati messi all’ultimo posto

Bambini

Ho deciso di parlare anche io di questa pandemia, del lockdown che abbiamo vissuto e dell’ansia per il rientro a scuola.
La frase che meglio descrive tutto quello che è accaduto è questa: i bambini sono stati messi all’ultimo posto.
Quello che hanno vissuto tutti i bambini del mondo negli ultimi sei mesi è indescrivibile, è un trauma che è molto difficile da superare e che lascia segni profondi dentro.
Ma cerchiamo di andare passo per passo.

La chiusura totale

Voi ve lo ricordate il momento in cui avete ricevuto la notizia che le scuole avrebbero chiuso? Io si, eravamo appena tornati a casa da una festa di compleanno di una compagna di classe di mia figlia. Lei era nella doccia, quando ho letto la notizia ancora prima che arrivasse l’avviso sulla chat di classe.
Una notizia che è stata come una secchiata di acqua gelata. Avevano parlato inizialmente di una o due settimane, ma non era difficile capire che in realtà la scuola aveva chiuso e basta.

In quel momento qualcuno ha pensato ai bambini? A come avrebbero reagito? No, si sono ritrovati a non vedere più compagni e maestre da un giorno all’altro. Così come le compagne di danza, di catechismo e di tutte le altre attività che sono abituati a svolgere.
Con la scusa che tanto si abituano a tutto, gli è stata tolta ogni cosa all’improvviso.

La quarantena

Quando la scuola ha chiuso, per qualche giorno noi abbiamo continuato ad uscire. Le informazioni erano vaghe, non si capiva per niente quello che bisognava fare.
Poi da un giorno all’altro hanno chiuso definitivamente tutto. I bambini a quel punto non hanno più potuto neppure fare una passeggiata, sono rimasti chiusi in casa per mese, senza lamentarsi troppo.

Abbiamo fatto quegli stupidi disegni “andrà tutto bene“, ci siamo inventati qualsiasi cosa per farli giocare e vederli contenti ugualmente, ma gli è stato strappato via un pezzo. Non hanno più visto gli amici, i nonni, le maestre. Hanno improvvisamente scoperto le videochiamate, l’unico modo per vedersi e giocare un po’, anche se a distanza.

La maggior parte dei bambini in questo periodo ha sviluppato ansie, paure, tristezza, hanno fatto qualche passo indietro nel linguaggio e chi più ne ha più ne metta.

La didattica a distanza

Dopo settimane chiusi in casa, facendo qualche compito leggero dato dalle maestre tramite la chat di classe, è arrivata la didattica a distanza. Un incubo. I bambini, che tanto cercavamo di tenere lontani dagli schermi, si sono ritrovati di fronte ad un pc, con la connessione quasi sempre lenta, a cercare di capire le nuove lezioni e i compiti da fare.

Tra loro e la maestra c’era uno schermo. Non si potevano toccare, non potevano suggerire, non potevano ridere e abbracciarsi. Qualcuno ha definito la didattica a distanza un successo.

Questo qualcuno, e non voglio fare nomi di politici su questo blog, forse non ha visto cosa è successo. Non ha visto le lacrime, lo sconforto, le urla. Non ha visto quanto si sono sentiti scoraggiati i bambini di fronte a questa metodologia di studio. Non ha visto quanto è stato difficile capire, sia per i bambini che per gli adulti, e quanto si è rimasti indietro nel programma.

La riapertura

Ad un certo punto qualcuno ha deciso che era arrivato il momento di riaprire tutto. Anzi, quasi tutto. Perché in quel preciso momento i bambini, come al solito, sono stati gli ultimi a cui pensare.
Io lo ricordo bene quando non potevamo comprare un quaderno e dei pennarelli ai nostri figli perché non erano considerati beni di prima necessità. Ma chi ha deciso che il materiale da cartoleria non è un bene di prima necessità per bambini che sono chiusi in casa da mesi?
Nei supermercati addirittura chiudevano questi reparti. Potevamo entrare a comprare da mangiare, ma non ci era permesso aggiungere un quaderno alla spesa. Stessa cosa con i giocattoli ovviamente.

Hanno aperto i ristoranti, gli hotel, i locali, le discoteche, ma per lungo tempo i bambini non potevano andare a giocare al parco giochi. Hanno aperto tutto, pensando agli adulti, al turismo, a spingere le persone a fare le vacanze. E i bambini?

Il rientro a scuola

Questo è l’argomento che mi sta più a cuore. I nostri bambini hanno patito troppo in questi sei mesi e non è giusto. Hanno diritto di tornare a scuola in sicurezza, tutti insieme, in presenza. Ma siamo sicuri che questo sia possibile?

Io ho un’ansia tremenda per questo rientro. Speravo che tutto fosse svanito a settembre e, senza entrare nel profondo dei miei pensieri che so essere molto diversi da quelli della maggior parte delle persone, si riprendesse la scuola in totale libertà. Come prima.

Questo purtroppo non verrà fatto. Alcuni indosseranno la mascherina e non potranno più sorridere al proprio compagno. Ci sarà il distanziamento, e questo significa che non potranno più abbracciarsi. Non potranno scambiarsi più le matite, prendersi per mano, fare i compiti nello stesso banco.

La maestra sarà lì, per loro, a sostenerli, ma non potranno più vederle il viso, il suo sorriso rassicurante. Tutti dovranno essere lontani e questo distrugge completamente gran parte della scuola. Perché non si parla solo di istruzione, che è importantissima, ma si parla anche di stare in compagnia, con i propri amici, fare qualche marachella, ridere, abbracciarsi e toccarsi, creare ricordi meravigliosi.

I bambini sono stati messi all’ultimo posto.

Chiara

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