Storie di Mamme: Elisa, mamma, educatrice e counselor relazionale

Oggi, con la rubrica “Storie di Mamme”, ho il piacere di presentarvi Elisa, una splendida mamma, educatrice e counselor relazionale, che ha deciso di raccontarsi su Punto e Virgola Mamma.

1 – Ciao Elisa, prima di tutto ti chiedo una breve descrizione per conoscerci meglio.

Ciao sono Elisa, sono mamma di Andrea che ha quasi 2 anni. Sono un’educatrice laureata in Scienze dell’Educazione e una Counselor relazionale diplomata dopo un percorso di 3 anni. Lavoro nel settore socio- educativo dal 2003 e sono in continua evoluzione, formazione e crescita, professionale ma soprattutto personale e il mio miglior trainer è proprio mio figlio Andrea.

2 – Cosa hai provato quando hai scoperto che saresti diventata mamma?

Incredulità. Gioia. Preoccupazione. Io e il mio compagno stavamo insieme da poco e sapevamo che sarebbe stato molto difficile avere figli in quanto avevamo delle diagnosi di “infertilità”. Quindi lo stupore è stato davvero grande.

3 – Cosa significa per te essere mamma?

È una domanda difficile a cui rispondere in poche righe….sicuramente sperimentare e sperimentarsi ogni giorno. Allenare la pazienza…trovare i giusti equilibri, tra il “sé” desideroso di non abnegarsi e “l’altro” richiedente e bisognoso di cure.

4 – Sei educatrice e counselor relazionale. Perché hai scelto questo tipo di carriera e come la vivi?

Diciamo che ho deciso di trasformare una passione in quello che sarebbe stato il mio lavoro.

All’uscita dal liceo ho scelto la facoltà di Architettura, che per impegno e organizzazione mi permetteva di lavorare solo in estate, così ho iniziato a lavorare come animatrice nelle colonie. Mi ha dato grandi soddisfazioni e ha fatto esplodere in me una grande passione, così nel 2007 ho lasciato Architettura e mi sono iscritta a Scienze dell’Educazione. Nello stesso anno lutti e problemi familiari mi hanno portato a rivolgermi ad una Counselor con la quale ho fatto prima il mio percorso personale e poi la scuola, decidendo di specializzarmi sempre più nella relazione di aiuto e sostegno, nella quale per altro mi trovavo già in quanto operatrice del sociale, in ambiti lavorativi di agio ma soprattutto di disagio.

Prima di diventare mamma la mia era proprio una missione, non avevo limiti ne orari. Con una famiglia ovviamente tutto cambia, ma mi rendo conto che quando sono al lavoro riesco ad essere perfettamente centrata su cosa sto facendo e a dare tutto ciò che posso, a utenti e colleghi.

5 – Dai alle mamme un consiglio da educatrice e uno da counselor relazionale.

Giusto per fare la “pistina” preciso che un counselor non dà consigli, nonostante il nome stesso possa suggerire una tale traduzione, ma aiuta la persona a vedere le cose da un altro punto vista, la aiuta a riconoscere e utilizzare in maniera a lei funzionale le sue risorse.

Diciamo che quello che dico da educatrice può valere come riflessione anche da counselor.(motivo per cui ho voluto integrare le due carriere)

Alle mamme mi sento di dire di ascoltare e dare valore al proprio istinto, i consigli sono tanti, troppi e spesso ci confondono le idee o ci fanno addirittura sentire inadeguate, proviamo a non farci trascinare da questo.

State presenti a voi stesse e ai bisogni vostri e del vostro bambino, cercate di stare il più possibile nel momento presente, il mondo intorno a noi ci trascina spesso nel passato (Ieri dovevo fare…., L’altra sera è successo…) o ci catapulta nel futuro (Domani devo fare…, quando mio figlio sarà più grande succederà che…), questo non solo ci crea ansia o frustrazione, ma soprattutto ci fa perdere ciò che siamo e che succede adesso.

6 – Cosa ami di più della tua vita da mamma?

In realtà non ti saprei dire, sono le piccole-grandi cose. Andrea quando ha imparato a dire MAMMA, quando viene mi abbraccia forte e mi schiocca un bacio dove capita-capita. Amo l’essere mamma, ma anche essere una compagna, mamma del figlio del mio compagno. Amo quando siamo tutti e tre nel lettone a fare il solletico o a giocare. Amo essere parte di una famiglia. La mia famiglia.

7 – Quali sono le difficoltà più grandi che hai avuto come mamma?

Purtroppo come dicevo prima, anche io mi sono sentita e in alcuni momenti succede ancora inadeguata e giudicata. Alcune volte non ho dato ascolto al mio istinto per seguire un consiglio di persone “più esperte” e me ne sono pentita. Ogni consiglio che arriva va prima di tutto accostato al nostro modo di vivere, di essere, al nostro carattere e a quello di tutta la famiglia e se ritenuto utile, va fatto proprio, interamente o anche parzialmente.

L’ostacolo più grande a cui mi sto preparando adesso è il togliere il seno ad Andrea che ciuccia ancora con grande piacere e si addormenta, quando è con me, solo con quello.

Ecco questa al momento la vedo come una grossa difficoltà, forse perché non siamo ancora pronti.

8 – Cosa significa essere mamma nella società in cui viviamo?

Qui si apre un mondo con questa domanda, cerco di essere chiara ma sintetica. La mamma, anzi la donna, anzi l’essere umano in generale è soggetto a GIUDIZIO. Non ne è solo vittima, ovviamente, ma ne è anche fautore.

La società in cui viviamo è forse la cassa di risonanza più grande di questa modalità relazionale. Quindi anche noi mamme, siamo soggette a tutto questo.

Il grande problema del giudizio potrebbe non essere così grande se non fosse che prima di tutto il giudizio è nostro, su noi stesse, quello che viene definito il giudizio interiore.

Ogni mamma incontra sul proprio cammino persone, più o meno vicine emotivamente, che consigliano, suggeriscono, giudicano, pretendono. Se poi sei anche una mamma che lavora, diciamo che il pacchetto è completo.

A livello psico-fisico le mamma sono sottoposte a stress molto forti e di grande impatto, se non si hanno gli strumenti, le valvole di sfogo e le capacità per affrontarli si rischiano crolli psico- emotivi anche gravi.

9 – Cosa si può fare per cambiare le situazioni poco favorevoli per le donne con dei bambini?

Io credo che la cosa più importante sia la comunicazione. Un sostegno alla genitorialità (infatti non dobbiamo dimenticarci i papà, che hanno un ruolo fondamentale nella crescita dei bambini, nella gestione della casa e nella contribuzione al benessere o meno della donna-mamma, e che quindi sono essi stessi sottoposti a stress).

Dicevo, un sostegno alla genitorialità che non parta dal presupposto che siamo degli incapaci, ma anzi che abbiamo le risorse per superare gli ostacoli e soprattutto che ci sono reti di professionisti pronti a sostenerci e non a giudicarci. Quindi dall’altra parte ci va sempre più formazione “relazionale” delle figure professionali.

Ci tengo a raccontare un’esperienza di questa estate che mi ha portato a tutte le riflessioni che ho qui descritto. Mio figlio ha avuto spesso la febbre e sempre molto alta, ad oggi mi sento di dire che questa è una sua caratteristica. All’inizio di agosto ha avuto la febbre a 40 per 4 giorni circa, parlo al telefono con la pediatra che era già in ferie e mi dà il suo parere dicendo ovviamente di contattare la sua sostituta. Questa dottoressa mi dice di portarlo da lei, io mi rifiuto di far uscire un bimbo di un anno con la febbre a 40, è vero che è estate e non prende freddo se esce, ma in una sala d’attesa di un medico girano parecchi microbi e per chi ha già le difese scombussolate non è il massimo. Lei insiste che glielo devo portare, “gli dia una tachipirina e lo porta”. Le dico che la richiamavo, ne avrei parlato col mio compagno. Parlo anche con mio padre, insomma tutti conveniamo col fatto che non è il caso di farlo uscire. La pediatra inizia con alcuni giri di parole a farmi sentire una mamma degenere dicendo che non volevo far visitare mio figlio, che sottovalutavo la situazione che secondo lei era molto grave, mi difendo dicendole che volevo farlo visitare, infatti l’avevo contattata, ma mi auguravo potesse venire lei e che appunto non lo volevo farlo uscire. “ se un medico le dice che può farlo uscire , lo può fare!!” . A quel punto ho capito che in questo caso non solo mi si stava facendo passare per una madre degenere, ma anche inferiore in quanto come madre non ho competenze mediche ne mi veniva concesso di poter aver un istinto materno, insomma c’era qualcuno “studiato” che poteva dirmi cosa fare e io dovevo farlo. Io mi reputo una persona con un discreto equilibrio e la vita mi ha permesso di fare ed affrontare tanti percorsi di crescita personali, pe cui ritengo di avere molte risorse, infatti le ho risposte che mio padre è appunto medico e lui assolutamente sconsigliava di uscire, magicamente il suo tono e i suoi modi sono cambiati, cosa che mi ha fatto ancora più riflettere. Proprio la figura del pediatra dovrebbe essere quella che aiuta anche le mamme a capire il loro ruolo, che c’è un giusto e uno sbagliato oggettivi ma ci sono anche quelli soggettivi. Magari questa persona aveva semplicemente una giornata storta, non saprei anche perché non l’ho mai più rivista ne mi permetto di giudicare, faccio solo una considerazione sulle modalità relazionali di centri individui che lavorano a contatto col pubblico, in più se ti rivolgi a persone già fragili ci va un riguardo e una formazione in più.

10 – Quale consiglio vuoi dare, da mamma a mamme?

Siate voi stesse, diffidate da chi vi dice “è così, è sempre stato così , tu non lo puoi sapere, , ma io/noi ci siamo passati e lo sappiamo”…accogliete chi invece vi dice “ guarda per me è stato così , ma ogni bambino e ogni situazione è diversa”! State con quello che sentite e con quello che c’ è in questo momento. Cosa molto importante se ad un certo punto pensate di non farcela, chiedete aiuto, non vergognatevi, è un sentire di tutte l’essere inadeguate, non preoccupatevi, si trova sempre la figura giusta che può darci una mano, a ritrovare le nostre risorse.

11 – Lascia un messaggio in totale libertà.

Grazie per questo blog, secondo me la comunicazione e la condivisione aiutano tantissimo nelle piccole e nelle grandi cose. Come dicevo all’inizio se riusciamo ad escludere il giudizio e riusciamo a fare nostro solo i consigli che realmente ci servono, parlare con gli altri diventa un grandissimo aiuto. Ciao a tutte. Elisa

 

Se desiderate anche voi raccontare la vostra storia di mamme e partecipare a questa rubrica, scrivetemi all’indirizzo: info@puntoevirgolamamma.it

Vi aspetto!
Chiara

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