Essere mamma in quarantena: la chiusura della scuola

Essere mamma durante la quarantena

Quest’anno moltissime donne in tutto il mondo hanno scoperto cosa significa essere mamma in quarantena, e vi assicuro che non è per niente una cosa semplice.

Era fine febbraio quando tutto è iniziato. Eravamo stati a qualche festa di carnevale e ad una festa di compleanno.
Quella sera, dopo la doccia, mentre asciugavo i capelli a mia figlia, è arrivata la notizia sul gruppo Whatsapp della classe. La scuola il giorno dopo non avrebbe aperto e sarebbe rimasta chiusa per una settimana.
In quel momento mi sono subito preoccupata e sinceramente quella drastica decisione mi è sembrata inizialmente esagerata. Sembrava, però, una scelta momentanea, di una sola settimana, quindi abbastanza fattibile.
Quella è stata la sera in cui tutto è cominciato, ma noi nei giorni seguenti abbiamo continuato ad uscire per fare la spesa e varie commissioni, credendo che di lì ad una settimana tutto sarebbe finito.

Quando ho comunicato a mia figlia che la scuola sarebbe stata chiusa è stata una festa. Che bello, finalmente posso riposarmi e stare senza compiti. Dormire fino a tardi, dedicarsi solo ed esclusivamente a giocare e rilassarsi. Insomma, una vera e propria pacchia! In quella settimana ha continuato ad andare a lezione di danza e al laboratorio artistico, per cui non è stata così pesante per lei. L’ha presa come una piccola vacanza, con la consapevolezza che dopo una settimana sarebbe tornata alla normalità. Così non è stato.

Le notizie erano tutte confuse. Non si capiva bene cosa fare. Anche la scuola era in difficoltà nelle comunicazioni, perché sembrava che dovesse aprire da un momento all’altro, mentre così non è stato. Eravamo tutti confusi, in cerca di notizie, nella speranza di capire cosa sarebbe successo, anche per riuscire ad organizzarsi con il lavoro. Ma niente, il lavoro continuava, mentre le scuole dovevano rimandare ancora l’apertura.

La settimana seguente la scuola non ha aperto, ma in compenso hanno chiuso anche la scuola di danza, il laboratorio d’arte e il catechismo. A quel punto l’ansia ha iniziato a salire e i bambini hanno iniziato a capire che quella piccola vacanza in realtà stava diventando più lunga del previsto. In quel momento, automaticamente, le cose hanno iniziato a complicarsi.

Non avrei mai immaginato di dover diventare una maestra improvvisata. Non avrei mai pensato che l’anno scolastico si sarebbe chiuso a febbraio. Che sarei stata io a dover portare avanti il programma, seguire ogni compito, ogni verifica, ogni valutazione. Non avrei mai immaginato che l’unico contatto con la scuola sarebbe stato tramite uno schermo. Ancora non immaginavo che avrei dovuto incastrare il mio lavoro con le lezioni e i compiti di mia figlia. Non sapevo nulla e neppure ci pensavo.

Chiudere la scuola era sicuramente necessario, ma ha significato la perdita di tutti i contatti e i luoghi sicuri dei nostri bambini. Da quel 24 Febbraio nulla è stato più come prima e la quotidianità, la normalità, ci sono sfuggite tra le mani. E non importa quanto ci si può adeguare alle nuove circostanze, quanto ci si può impegnare per riuscire a dare sempre il meglio, quel giorno tutto è cambiato e ha lasciato un alone di malinconia e tristezza.

La scuola non è solo didattica e apprendimento. La scuola è amicizia, sicurezza, divertimento, svago, complicità. La scuola è il luogo dove ogni bambino si sente al sicuro, perché c’è la maestra che pensa a lui. La scuola è il luogo dove si gioca e si scherza con gli amici, dove si raccontano confidenze alle amiche, dove ci si sente un po’ più grandi e indipendenti, dove si può avere anche qualche piccolo segreto con mamma e papà.

Come può la didattica a distanza colmare questo vuoto enorme? Non è possibile. Perché una mamma è una mamma e non può essere anche una maestra, una compagna di banco, un’amica.

Da quel giorno tutto è cambiato. Da quel giorno abbiamo scoperto tutte cosa significa essere mamme in quarantena.

Chiara

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